A circa un anno dall’uscita del discusso articolo: “I 10 motivi per non mangiare salmone” e dopo le numerose richieste da parte dei nostri followers,
abbiamo deciso di fare chiarezza e parlare con alcuni dei maggiori allevatori Norvegesi per capire come viene allevato un salmone e se ci sono criticità che andrebbero segnalate al consumatore finale.

Oggi risponderemo ad ogni punto, riportando ciò che hanno dichiarato gli allevatori intervistati, senza  menzionare nell’articolo i nomi. Per ogni risposta è stata accompagnata dalla documentazione analitica ufficiale a sostegno.

Dichiarazione 1 – Negli allevamenti intensivi i reflui non vengono mai lavati via e si lasciano semplicemente cadere attraverso le reti. Pensateci, è come se non cambiaste mai la sabbietta al vostro gattino… Il risultato sono migliaia di tonnellate di escrementi e rifiuti che si depositano nel fondale intorno agli allevamenti che non vengono mai rimossi…

Riposta – Le condizioni ambientali sono strettamente controllate da enti predisposti, prima, durante ed al termine dell’allevamento. Lo staff che effettua controlli è composto da: Biologi marini, biologi specializzati nella salute dei pesci e veterinari.
Da quanto documentato e dichiarato dall’allevatore intervistato, tutte le azioni necessarie per la salute del pesce vengono fatte regolarmente e qualora ci fosse un discostamento dai parametri ottimali vengono subito messe in atto azioni correttive col fine di mantenere condizioni ambientali ideali. Tutto ciò è essenziale per il benessere del pesce, la sua salute e per una ottimale produzione nel rispetto dell’ambiente circostante.

Dichiarazione 2 – 600 000 salmoni che nuotano in una zuppa di muco ed escrementi alimentano le mutazioni di agenti patogeni che si diffondono dall’Atlantico fino al nostro supermercatino sotto casa…

Risposta – L’allevatore intervistato ci assicura che il limite massimo per ogni gabbia è di 200.000 individui. Questo significa che ci sarà il 2,5% di pesce e il 97,5% di acqua per gabbia.
Il cibo dato al pesce viene mangiato completamente e non rimangono residui, a conferma di ciò abbiamo un Feed Conversion Rate che si attesta a 1,1-1,2.

I patogeni non rappresentano alcun problema nel 99% della produzione e nel caso si generasse una problematica, interverrebbero subito dei veterinari accreditati.
I malanni che possono colpire i pesci sono parte della natura e posso colpire ogni specie ittica, tuttavia il problema si genera sempre fuori dall’acqua e non dentro le vasche/gabbie di allevamento.

Dichiarazione 3 – Uno scienziato statunitense dopo un lungo studio sugli allevamenti intensivi di salmone ha dichiarato ai media: «Si dovrebbe evitare il salmone di allevamento come la peste».

Risposta – Ci sono migliaia di scienziati, dietologi, fisici, chef e così via che dichiarano l’opposto. Secondo il loro parere il salmone è salutare, sicuro, controllato e monitorato dal primo giorno di vita. E’ ambientalmente, socialmente ed economicamente sostenibile e può essere provato.
Il benessere e la salute del pesce sono curati durante tutto il ciclo produttivo ed ogni tipo di impatto ambientale è  controllato e monitorato seguendo le direttive internazionali.

Dichiarazione 4 – I salmoni di allevamento spesso sono colorati di rosa per imitare i salmoni selvaggi. I produttori utilizzano Salmo Fan per ottenere il colore che il mercato richiede. Come fanno? Aggiungono il colorante nel mangime, facile.

Risposta – Innanzitutto il termine Salmon Fan sta ad indicare una carta con la quale si misura la colorazione del salmone e non un additivo per colorare il salmone.
L’agente pigmentante si chiama Asthaxanthin che è la stessa molecola che troviamo nei corotenoidi in natura, questa sostanza è inoltre vitale per lo sviluppo del pesce e la sintesi delle vitamine nell’organismo.

Il colore rosso è dato da un doppio effetto della sintesi delle vitamine nel salmone

Dichiarazione 5 – Ad aprile 2013, la Norvegia ha ottenuto il consenso dell’Unione Europea per aumentare le quantità di Endosulfano nei mangimi. Sapete che cos’è? Un pesticida mega tossico bandito in numerosi Paesi…

Risposta – L’Endosulfano non è usato direttamente sugli alimenti per l’allevamento, ma viene usato sulla materia prima vegetale usata per i mangimi. L’Endosulfano permesso per la materia prima usata nella produzione dei mangimi per gli animali di terra è dieci volte superiore rispetto a quello usato per i mangimi dedicati per l’alimentazione del pesce. Questo aumento avvenuto ad Aprile 2013 è stato fatto per permettere agli allevatori di salmone di usare una maggiore varietà di materie prime possibili per i mangimi.

La crescita dei livelli non è in conflitto con nessuna delle direttive sulla sicurezza alimentare e i valori finali sono molto al di sotto dei limiti massimi consentiti l’assunzione giornaliera fornite dalle autorità sanitarie nell’UE.
Ricapitolando, l’aumento da una opportunità in più, ma allo stesso tempo i produttori di mangimi per pesce stanno cercando materia prima utilizzabile dove l’Endosulfano non viene utilizzato. Ogni anno infatti sul fronte mangimi, ci sono sempre novità che portano alla produzione di un pesce di qualità sempre crescente.

Dichiarazione 6 – Se il mangime dato ai salmoni contiene derivati animali (soprattutto dai maiali) il salmone affumicato è Kosher?

Risposta – Il mangime usato per i salmoni Norvegesi non contiene alcun materiale da animali terrestri o uccelli. Confermiamo che molti produttori/allevatori Norvegesi sono approvati Kosher dopo un audit della National Jewish Society, la stesso succede con la certificazione Halal.
Queste certificazioni sono necessarie quindi in casi specifici ed è una libera scelta adempiere pienamente a quanto richiesto dagli enti certificatori. Ad oggi, non ci sono problemi nei paesi Islamici ed Ebrei con i salmoni allevati.

Dichiarazione 7 – Foche, uccelli e leoni di mare spesso rimangono intrappolati nelle reti che delimitano gli allevamenti

Risposta – I predatori sono un problema molto piccolo nelle unità di allevamento Norvegesi.
Innanzitutto non ci sono Leoni Marini in Norvegia, ma solo nell’emisfero sud, e solo in alcune aree le foche posso rappresentare un problema in particolari periodo dell’anno.
Uomini ed animali hanno imparato come vivere insieme ormai da secoli così che generalmente le foche non rappresentano un problema e non hanno accesso alle gabbie.
Utilizzando reti appositamente costruite, gli uccelli sono tenuti fuori dalle gabbie. Queste reti sono costruite in modo che non rappresentino alcun pericolo per i volatili, che qualora riuscissero ad entrare nelle gabbie, verrebbero liberati senza difficoltà.

Dichiarazione 8 – Una cosa che vi ripetiamo sempre: gli allevamenti intensivi non sono assolutamente efficienti e per ottenere un kg di salmone ne servono almeno 5 di altri pesci. E contribuiscono largamente alla riduzione degli stock ittici che sta portando all’estinzione di molte specie

Risposta – Il mangime e l’olio di pesce sono presi solo da fonti di pescato non destinate al consumo umano e solo da stock certificati come sostenibili da un consiglio ufficiale internazionale. Inoltre le fonti ittiche per la produzione di mangimi sono estremamente regolate e tutta la materia prima usata per i suddetti mangimi è tracciabile dalla raccolta, registrata e analizzata.

Dichiarazione 9 –  Ovunque ci siano allevamenti di salmone intensivi si è registrato un calo drastico dei salmoni selvatici.

Risposta – Ci sono periodi documentati di declino del salmone selvaggio, anche datati prima della nascita degli allevamenti di salmone (40-45 anni fa).
Gli allevatori di salmone e coloro che pescano salmone selvaggio cercano da sempre di collaborare per tenere al sicuro il pesce, questo perchè anche gli allevatori sono interessati alla salute del salmone selvaggio che vive nei fiumi.

Un report degli ultimi anni ci conferma che la situazione non è uguale ovunque o negativa, in alcuni fiumi la popolazione di salmone selvaggio è aumentata.

Dichiarazione 10 – I medici norvegesi consigliano alle mamme in attesa di evitare il salmone a causa dell’alto livello di tossine contenute in quelli da allevamento intensivo. Sostanze conosciute per provocare danni allo sviluppo del cervello nei bambini. La dottoressa Anne-Lise Bjørke Monsen ha divulgato questa informazione. Ma dal momento che migliaia di persone mangiano salmone convinti che faccia bene alla loro salute dovrebbero invece conoscere tutti i rischi collegati…

Risposta – In ogni alimento rivolto al consumo umano ci sono piccoli quantitativi di sostanze indesiderate. PCBs, diossine e sotto-sostanze chiamate inquinanti, arrivano dal flusso dei fiumi Europei e dal nord Atlantico fino da quando il loro uso è stato vietato.
Queste sostanze sono rimaste nel fondale marino e venendo mosse dalle correnti marine entrano nella catena produttiva e molto spesso finisco nel grasso del pesce.
Il contenuto di queste sostanze è costantemente monitorato sia nel mangime che nel salmone allevato ed il risultato solitamente raggiunge circa il 10% del quantitativo raccomandato dalle autorità internazionali per la sicurezza alimentare.
Il trend del monitoraggio mostra una decrescita di queste sostanze durante gli anni.
E’ tramite l’olio di pesce che queste sostanze riescono ad entrare nei salmoni di allevamento, tuttavia l’utilizzo di olio di pesce è stato diminuito drasticamente e con l’innovazione tecnologica si riuscirà presto a pulire l’olio di pesce dalle sostanze indesiderate.
L’allevatore intervistato ha poi desiderato aggiungere il seguente commento: “lo sviluppo del cervello dei bambini dipende molto dalla possibilità di avere nella dieta acidi grassi Omega 3 ed il salmone allevato è una delle migliori fonti per questo nutriente”

CONCLUSIONI: da quanto emerso nella nostra intervista, è chiaro che l’immagine negativa emersa su diversi articoli in merito agli allevamenti Norvegesi, è completamente falsata e non rappresentativa della realtà. Come succede in ogni mercato, abbiamo allevatori molto attenti al benessere del pesce ed al rispetto dell’ambiente circostante, ed allevatori meno attenti a questi aspetti qualitativi. A nostro avviso, generalizzare in questo campo,  è fuorviante e danneggia un prodotto che, nella gran parte dei casi, viene allevato seguendo standard qualitativi elevati e con grande attenzione per la salvaguardia dell’ambiente. 

Prossimamente su queste pagine, parleremo di altre provenienze e capiremo come individuare le giuste indicazioni in etichetta.