Cari lettori,

oggi faremo luce su quello che è un argomento molto discusso e poco chiarito sino ad oggi: l’utilizzo di antibiotici negli allevamenti di salmone.

Abbiamo intervistato i maggiori allevatori e ricercato le informazioni ufficiali provenienti dalle più blasonate riviste del settore ittico Norvegese.

Dal nostro lavoro è emerso che:  Norvegia, Scozia e Canada hanno ridotto la quota di antibatterici usati quasi allo zero, mentre gli allevamenti Cileni continuano ad utilizzarli in grande misura.

Che cosa stanno facendo Norvegia, Scozia e Canada per arginare le contaminazioni batteriche?

La soluzione vincente che permette una riduzione dell’utilizzo di antibiotici in acquacoltura è il VACCINO. I paesi che hanno maggiormente investito nella ricerca sul proprio ambiente, oggi possono vantare un utilizzo di antibiotici che sfiora lo ZERO, a tutto vantaggio di una immunoprofilassi specifica.

In questo senso, la Norvegia si rivela lo stato maggiormente all’avanguardia, seguito da Canada e Scozia.

Jon Arne Grottum, leader della Federazione Ittica Norvegese, ci ha spiegato quale è stata l’evoluzione degli allevamenti scandinavi:

“Tra gli anni 80 e 90 anche in Norvegia venivano utilizzati antibiotici in quantità piuttosto elevate. Nel 1987 sono stati registrate 48 tonnellate di antibiotici a fronte di un allevato di circa 65,000 tonnellate di pesce. In seguito, abbiamo deciso di destinare tutti i fondi disponibili nella ricerca medico-veterinaria che, a fronte di importanti sforzi, è riuscita a produrre vaccini sempre più sicuri ed efficaci. 

Questo cammino ci ha portato ad eliminare praticamente l’uso di sostanze battericide”. 

Secondo il Dott. Paul Midtlyng, capo-ufficiale per la salute per conto della Commissione dell’Agricoltura Norvegese, oltre allo sviluppo dei vaccini, un altro aspetto ha permesso la forte riduzione dell’utilizzo di sostanze antibiotiche: parliamo delle corrette pratiche di allevamento.

Il Dott. Midtlyng sostiene infatti che, dall’entrata in vigore della normativa che impone una distanza minima tra i siti produttivi, il rischio di contaminazione si è ridotto drasticamente. A conferma di questa tesi, esistono testimonianze reali di allevatori che hanno scelto di impostare standard produttivi ancora più restrittivi di quelli previsti dalla legge. Questo li ha portati ad AZZERARE L’USO DI ANTIBIOTICI.

Quella che invece troviamo in Cile è una situazione completamente  diversa, con siti di allevamento attaccati uno all’altro ed una normativa permissiva che non consente un adeguato controllo sulle metodologie.

Il dato numerico che più mette in risalto la situazione è quello che risale al 2013, durante il quale in Cile è stato rilevato l’utilizzo di 450 tonnellate di antibiotici a fronte di 750.000 tonnellate di salmone allevato. In Norvegia, nello stesso periodo, ne sono stati registrati appena 900 kg. per produrre 1.025.000 tonnellate di salmone. Una differenza abissale che nell’anno corrente risulta essere ancora più marcata.

Ci sentiamo quindi di rassicurare sul consumo di salmone proveniente da allevamenti Europei che,  nonostante la già buona qualità, presto raggiungeranno la quota ZERO ANTIBIOTICI usati in acquacoltura.

A questo punto concludiamo rispondendo alla domanda che vi sarà sicuramente sorta spontaneamente:

come possiamo evitare di comprare salmone allevato in Cile?

La risposta è semplice e ricalca quanto già scritto nei nostri precedenti articoli, dove spieghiamo come il salmone Cileno viaggia congelato via nave fino alle produzioni Europee.

Comprando prodotti MAI CONGELATI o al limite, LAVORATI DAL FRESCO, sarete certi di consumare un salmone allevato in Europa, è importante ricordare che il salmone affumicato MAI CONGELATO rappresenta una  garanzia maggiore di genuinità se paragonato con il LAVORATO DAL FRESCO.

(fonte: intrafish.com)